Mi fa piacere ed è un onore essere tra le “100 donne che cambieranno l’Italia”.
A cura di Marta Ajo (KKIEN, 2018).
“Un testo che rappresenta l’inizio di una sfida tutta la femminile di offrire uno schedario da cui attingere. Una risposta alla frase “non ci sono donne preparate” che è stata ricorrente negli anni per giustificarne l’esclusione dai luoghi decisionali”( dall’Introduzione).
L’8 marzo non è un anniversario, è la realtà delle donne per tutto il calendario!
Donne che tutti i giorni amano, soffrono, gioiscono, lavorano, creano, nutrono, aiutano, si arrabbiano, e che sentono e fanno miliardi di cose e anche di errori. Donne che dimostrano che perfino da una tragedia che le colpisce si può farne un’occasione di vita diversa e addirittura creativa. Anche il XXI secolo non smette di presentare i numeri tragici della violenza che colpisce le donne, i numeri delle discriminazioni che ancora caratterizzano la società.
Ma ci sono anche esempi positivi di donne che in ogni campo lavorativo e artistico riescono a emergere dalle proprie difficoltà, anche quando drammatiche. Famosa è FRIDA KALO (1907 – 1954), un’artista particolare esempio di resilienza, a cui è dedicata una mostra importante a Milano fino al 3 giugno 2018 .
E se ti senti in difficoltà o confusa in questo periodo della tua vita personale o professionale, vuoi capire meglio cosa ti sta succedendo e come puoi superare questo disagio prima che si trasformi in un tunnel buio, leggi qui come posso esserti utile con IL COUNSELING ALLA PERSONA e contattami via e mail o al mio cellulare senza problemi (347 855 1024)
A proposito di ROSA DIGITALE 2018 facciamo il punto:
“Il tabù tra donne e scienza ha antichi legami con il rapporto che si è sviluppato nella società tra donne e potere. Protagoniste nella scienza sono state spesso addirittura punite, rese ombra di figure maschili socialmente più considerate e premiate. Le ragioni sono molte; tra queste non si possono escludere quelle che riguardano alcune forme di boicottaggio inconsapevole che molte donne mettono in atto verso le proprie potenzialità e passioni, censurando la propria autenticità e tese a non deludere le aspettative sociali.
Per uscire positivamente dal tunnel di questo tabù, serve diffondere modelli di ruolo positivi in cui è possibile identificarsi immaginando se stesse come scienziate di domani. Insieme ad una migliore attrezzatura per affrontare il viaggio nel mondo del lavoro scientifico, e all’azione mirata, è già da ora possibile sostenere le nuove generazioni nell’andare oltre il tabù verso la scienza e nel costruire un’autentica realizzazione di se stesse anche come scienziate […]
Ormai è appurato che non è una questione di geni ! Allora: quale può essere l’attrezzatura giusta per una giovane scienziata? Ecco alcuni strumenti di equipaggiamento: essere curiosa; avere maggiore fiducia nelle proprie capacità; conoscere delle vere scienziate; avere chiaro che la percezione che le bambine hanno dentro di sé di quello che possono e non possono fare influisce comunque sull’atteggiamento verso il proprio lavoro e professione (basta pensare alle implicazioni di quando ci si sente più insicure, si ha la sensazione che non si è mai abbastanza intelligenti, preparate, attente… ); avere come bussola delle proprie scelte la passione, quella che ti spinge a fare le cose, a impegnarti, a non demordere; sperimentare, esplorare, sostenere il negativo e andare oltre”.
Tratto dal Cap. 1 scritto da Luciana d’Ambrosio Marri, in YES WE_STEM ! (SGI,2016).
Vuoi sviluppare l’attrezzatura giusta per una giovane scienziata?
Ormai in alcune realtà organizzative lavorano e convivono ben 5 generazioni differenti!
Capirsi non è facile per approcci, linguaggi, motivazioni e prospettive diverse.
Talvolta queste differenze sono percepite incompatibili e si sviluppano quindi difficoltà e disagi, se non addirittura conflitti, nelle relazioni interpersonali e professionali.
D’altronde le aziende sono sistemi di apprendimento, le fonti e strade del sapere organizzativo sono le più diverse…quindi è possibile facilitare un apprendimento reciproco. Si tratta di vedere concretamente come…
C’è poi un altro aspetto da non sottovalutare: riguarda gli adulti che non vogliono crescere, quelli colpiti dalla sindrome dell’adultescenza, i cosiddetti kidult.
Perché, sia come genitori sia in azienda, costoro costituiscono un ostacolo alla crescita dei figli o dei collaboratori?
Per approfondire il tema, leggi il mio articolo
GENERAZIONI IN AZIENDA E APPRENDIMENTI RECIPROCI,
pubblicato sulla rivista PSICOLOGIA CONTEMPORANEA marzo-aprile 2018.
(Lo trovi anche in edicola)
Le donne non si stancheranno mai di dire Basta! E ci sono tanti modi per dire Basta!
Con One Billion Rising – Un Miliardo di voci contro la violenza, dall’idea di Eve Ensler, attivista e drammaturga, il 14 febbraio di ogni anno in tutto il mondo le donne si mobilitano in flashmob e danzano un ballo che ogni volta ha caratteristiche diverse: i movimenti parlano e simbolicamente esprimono il dramma della violenza fino al momento della denuncia e della rinascita. Esprimono la gioia della solidarietà, e quella della liberazione di chi è vittima e riesce a parlarne e soprattutto poi a dire BASTA.
Di benessere organizzativo parlo nell’articolo scritto per il magazineLeadership & Management, pubblicato il
Il mondo delle organizzazioni è abitato da persone, chiamate risorse umane.
Ma, attenzione agli incontri pericolosi.
L’atmosfera attuale che molte risorse umane respirano risulta abbastanza inquinata da fattori “situazionali”, (sociali-economici-culturali), che oggi non aiutano in generale lo sviluppo di una buona “qualità dell’aria” e quindi della vita nelle organizzazioni d’impresa.
L’inquinamento deriva inoltre dalla carenza di quell’ossigeno vitale per la vita lavorativa rappresentato dalla comunicazione, che in molte aziende è più debole o scarsa rispetto a quanto ufficialmente o superficialmente appare (al di là dell’utilizzo dell’intranet o di forme smart di comunicazione interna), ma anche dall’incontro – sempre più frequente – con figure inquietanti e talvolta addirittura rischiose per la vita organizzativa: le risorse disumane!
Se fa parte del gioco delle relazioni interpersonali, e quindi anche professionali, interagire con persone con le quali c’è poco feeling per motivi caratteriali o lavorativi, è altrettanto vero che esistono delle persone che di umano hanno ben poco: appaiono dei soggetti robotici o malati perché magari privi di emozioni, altri sembrano essere nati per fare del male agli altri e, anzi, trarre gusto e soddisfazione dal malessere e dal disagio altrui, soprattutto se causato dal proprio comportamento; altri ancora appaiono dei vincenti super-performanti h24, tanto da sollecitare qualche dubbio sulla fonte naturale di energia psico-fisica che ostentano mostrandosi delle vere e proprie macchine viventi a scapito angosciante di chi lavora con loro!
Va considerato che il confine tra un comportamento organizzativo un po’ strano ma accettabile e un altro decisamente problematico o patologico può essere molto sottile; anche perché nella vita reale del lavoro vi sono numerose variabili che intervengono a determinare ciò che ciascuno manifesta di se stesso. Ad esempio, una persona tendenzialmente ossessiva darà importanza all’ordine e alla precisione, scegliendo un lavoro adatto a mettere in risalto tali qualità; sarà giudizioso ma lento nel portare a termine i compiti, attento alle regole ma rigido mentalmente. In confronto, una personalità (patologicamente) ossessiva mirerà a ottenere il controllo su tutto e tutti, irrigidirà le procedure e i meccanismi organizzativi, accentrerà la supervisione e di fronte alla necessità di prendere decisioni, rimanderà improduttivamente e procrastinerà la scelta con gravi danni al lavoro. Proprio il soggetto ossessivo costituisce un primo modello umano che può creare notevoli problemi di convivenza organizzativa (Castiello d’Antonio, d’Ambrosio Marri, 2017).
Si osserva poi che altre figure sono talmente assetate di potere e affascinate dalla propria arte manipolatoria da trasformarsi in autocompiaciuti criminali in giacca e cravatta, osannati da una corte di deboli comprimari o sudditi, insanamente dipendenti e ossequiosi del potere e del controllo agiti narcisisticamente dal criminale manipolatore, talvolta anche affabulatore.
C’è poi il tipo distruttivo quasi per definizione. Di solito il suo atteggiamento è mirato a minare l’autostima, la motivazione, l’energia vitale di chi lavora con lui, a spargere sfiducia e disorientamento, a squalificare e denigrare gli altri; minaccia o si mimetizza diffondendo odio e rancori, perché questo soggetto esiste solo attraverso il ritagliarsi tale ruolo, e perché se fosse riconosciuto per le incapacità professionali che lo caratterizzano sarebbe finito, e con lui anche il suo gioco perverso.
Queste tipologie di risorse disumane non esauriscono le possibilità con cui si manifesta la distruttività nelle organizzazioni di lavoro, ma costituiscono un campione significativo di quelle forme di psicopatologia del management e di figure che occupano ruoli di responsabilità (Castiello d’Antonio, 2013).
Il benessere in azienda riguarda vari aspetti della vita delle persone: dalla sicurezza sul lavoro alle varie declinazioni del welfare organizzativo, dalle politiche di work-life balance all’ergonomia degli ambienti fisici e alla cura dell’estetica di tali ambienti, e altro ancora, fino alle politiche di gestione e organizzazione del lavoro e delle persone centrate sulla valorizzazione delle differenze, attraverso approcci di Diversity & Inclusion Management, che fanno della differenza un fattore chiave di successo aziendale e di benessere organizzativo. Sono fondamentali in tale prospettiva quegli interventi orientati all’Empowerment, cioè approcci all’organizzazione partecipata e al coinvolgimento in ottica progettuale per lo sviluppo individuale nell’organizzazione. Molte sono le imprese e i gruppi aziendali che si muovono in tale direzione, sia multinazionali, sia italiani, come Luxottica, Coop Adriatica, Gruppo Telecom, Gruppo Eni, Gruppo Enel – e altre di dimensioni minori ma non meno innovative come, ad esempio, Loccioni ed Elica.
Oggi è l’anniversario della nascita di Virginia Woolf, battagliera scrittrice di varie opere, tra cui “Una stanza tutta per sé”, e donna simbolo del primo Novecento per l’affermazione dell’autonomia delle donne e della parità tra donne e uomini nella società.
Grazie, Virginia! Tutte le donne ti sono grate per il tuo coraggio, la tua sensibilità, le tue intuizioni, i tuoi scritti.
Se vuoi capire meglio le tue possibilità e come superare una tua difficoltà o disagio in questo periodo della tua vita di lavoro o più in generale, potresti utilizzare il metodo del counseling con me, o potenziare la tua autorevolezza e capacità di leadership attraverso una formazione breve, anche individuale o in azienda, e soprattutto mirata alla tue esigenze e priorità.
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Per un Paese come per un’azienda, misurare il benessere non è facile ma nemmeno impossibile, perché gli indicatori ci sono e vale la pena conoscerli. La felicità è prevista come diritto nella Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti, mentre molti abitanti del nostro Pianeta non sanno purtroppo nemmeno cosa sia!
Per le aziende che entrano tra loro in competizione anche sul fattore di benessere interno c’è GREAT PLACE TO WORK, classifica internazionale e nazionale con tanto di onori e premiazione.
All’inizio dell’anno molte persone esprimono buoni propositi di cambiamento: dalla dieta, alla palestra, dal lavoro al/alla partner, da un aspetto di sé a nuove amicizie…Insomma gli intenti non mancano, ma perché i desideri diventino realtà bisogna individuare bene cosa si vuole e si è in grado di fare. Solo così le persone riescono a indirizzare meglio le proprie energie e comportamenti verso la realizzazione di ciò che vogliono migliorare di se stesse e del mondo circostante in cui agiscono. Allora cosa fare per ritrovare una soglia accettabile di serenità magari perduta per eventi della vita o per cambiare qualcosa nel privato o nel lavoro, ma non si riesce ad affrontare con se stessi e con gli altri la questione? Il counseling è uno strumento possibile, concreto: si tratta di capire cosa è, a cosa serve, e… iniziare a cambiare e a migliorare la propria vita!
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