Donald Trump si pone come il salvatore dell’America che ha descritto con toni apocalittici nel discorso di insediamento e che pone l’America first come obiettivo primario.
The President finora si è dato da fare sul piano interno e internazionale per costruire un mondo decisamente diverso dalla vision di Obama e per richiamare nei toni e negli atteggiamenti muscolari quel John Wayne che – in versione cowboy – è nello spirito di molti degli americani che lo hanno votato.
Il piccolo problema è che Donald non è il protagonista di un film western, non è nemmeno – con la moglie Melania – in una fiction dedicata agli intrighi del potere come House of Cards dove la coppia Frank Underwood e la moglie Claire raggiungono – prima lui e poi lei (ma solo nel finale della quinta stagione della serie) – l’ambita presidenza degli Stati Uniti, attraverso una gestione del potere scaltra e decisamente poco etica…
Se Washington è il centro politico del mondo, sia nella fiction citata sia nella realtà, è importante che Donald Trump e la sua First lady non confondano troppo i due piani, perché le decisioni prese hanno a che fare con una gestione della leadership e del potere che nella loro interpretazione presenta parecchi tratti poco sani e quindi da non sottovalutare rispetto ai pericoli che comporta.
Ecco dunque delle brevi riflessioni in proposito che ho condiviso con Andrea Castiello D’Antonio