Tutte le ricerche sul tema dimostrano dati alla mano che sia in azienda sia nel sociale i gruppi basati sul confronto tra persone di differenti culture, genere, età, abilità, religione, nascono migliori idee, soluzioni, prospettive e capacità per affrontare situazioni difficili e complesse.
Invece i gruppi omogenei spesso si dimostrano autoreferenziali, privi della capacità di sguardo aperto e verso le sfumature. In pratica l’inclusione non è solo una questione di correttezza, di giustizia, di una cosetta non da poco che è la democrazia. É anche un fattore di successo in qualsiasi ambito.
Smettiamola allora, a proposito di generi donne e uomini, di vedere panel congressuali di soli uomini, o governi quasi solo in giacca e cravatta, non ne possiamo più, sono antichi, sono pavidi, altro che uomini coraggiosi! E sono pure in parte stupidi perché preferiscono il loro bel potere qui e ora, piuttosto che un potere basato sulla effettiva capacità di soluzione dei problemi, cosa che garantirebbe la prosecuzione del consenso, della autorevolezza, della credibilità!
Al Global Inclusion di Bologna, l’11 settembre si è discusso di valorizzazione delle differenze, con esempi positivi di aziende e persone che si danno da fare sul serio e costruiscono e toccano con mano l’inclusione come fattore vincente.
Se vuoi affrontare la questione come azienda per la valorizzazione delle differenze, affronto anche il Diversity Management nel mio sito, ed è possibile contattarmi al 3478551024 per saperne di più e per concordare un primo appuntamento.