Dalla flash performance di sconosciuti che si radunano improvvisamente per sparire altrettanto in velocità alla performance di lavoro a progetto di professionisti individuati come i migliori nel proprio campo di competenza e radunati per un tempo “flash” su un progetto specifico.
Per ora sarà Foundry, una piattaforma, che comporrà il gruppo con le persone dalle competenze giuste, estratte da un data base di milioni di soggetti esperti, convogliandole per un progetto specifico che ha durata e scadenza precise. I soggetti riceveranno anche un rating indicatore di affidabilità e competenza, e ci ritroveremo con una sorta di Trip Advisor sul fronte professionale.
Melissa Valentine e Michael Bernstein sono i due professori dell’università di Stanford che hanno studiato questo fenomeno in auge negli USA (oltre che autori di Foundry) e ne evidenziano vantaggi e rischi. Di certo per le aziende diminuisce il costo della ricerca dei professionisti più bravi in un certo ambito ma da convocare e utilizzare temporaneamente attraverso Foundry, e dall’altra i free-lance che vogliono rimanere tali – o che non riescono a uscire dalla precarietà- possono aspirare a crescere in carriera in termini di self made person e a diventare anche professionalmente attrattivi. Sia imprese che persone, però, naturalmente convivono con il rischio del flash e quindi dell’incertezza sia in termini di mantenimento e fidelizzazione delle risorse più brave, dal punto di vista aziendale, sia della non continuità occupazionale da parte dei professionisti.
Se il primo flash mob a giugno del 2003 a Manhattan suscitò meraviglia e clamore, tanto che il Chicago Tribune ne ipotizzò la lettura come un momento di follia collettiva per il caldo, oggi possiamo chiederci se il flash job non solo individuale ma anche in team non sia altrettanto presupposto di tendenze lavorative che complicano la vita soprattutto in ottica inversa al work life balance, rendendola sempre più precaria o invece supportino desideri di qualità della vita e nuove forme di organizzazione sia della vita di lavoro che di quella più generale delle persone.
D’altronde capacità di adattamento a contesti e difficoltà diverse, velocità, occhio all’obiettivo e capacità auto-organizzativa sono caratteristiche importanti per chi vuole partecipare a un flash mob. Ma questi tratti servono anche nelle organizzazioni di lavoro di oggi, oltre alle competenze tecniche. Quindi, paradossalmente, se qualcuno ha già partecipato a un flash mob ma non ha ancora un job, sappia che nel curriculum potrà evidenziare l’esperienza perché indicativa di capacità da trasferire nel lavoro, anche se flash!
E sperando che l’ipotesi del Chicago Tribune a proposito del primo flash mob non si traduca nel futuro nella follia collettiva e diffusa a proposito di job.
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